Tutti gli esseri viventi sono uniti da un filo sottile e invisibile

in un delicato e precario equilibrio

L'ombra è gelosa del proprio corpo, ad esso si nasconde, solo lo splendore
dell'impeccabile l'attira allo scoperto, invitandola a danzare

Una danza dedicata ad una nascita giunta dall'ombra e consegnata al mondo per consumarsi alla luce dell'esistenza. Una danza in cui si sacrifica l'amore per donare la vita. Una danza appesa ad un filo, esile come solo può essere l'esistenza umana.
Un filo che nutre l'uomo come la vita, e che nel momento stesso in cui si srotola, si consuma e svanisce dentro di lui a tessere il velo di Maya, la dea delle tenebre, che avanza indomita.
L'uomo assorbe e digerisce l'ombra che si crea dentro di sé per effetto dell'energia vitale luminosa che lo sostenta.
La vita come un filo ci attraversa e trafigge, ci bacia e ci uccide.
Un fiore nel momento in cui sboccia sta già appassendo.
Nel trascorrere del tempo, nello srotolarsi del filo immagini come fotografie emergono dal corpo, la carne rimembra la sua primitiva essenza.
Eppure l'uomo disperatamente continua a dispiegare il filo della vita, cercando di venirne a capo, di svelarne la soluzione, ma tutto ciò che riesce a trovare è il nulla, un vuoto senza senso che tanto somiglia ad un nuovo inizio.
Un disfare che è contemporaneamente un avvolgersi incessante nelle spire del filo-vita a tal punto da mutarsi in un bozzolo, e ritornare così ad uno stato embrionale precedente e originario. Un ciclo naturale che si ripete, mai uguale a se stesso, che rinnova l'energia trasformandola in nuova vita.
All'uomo consapevole di ciò non rimane che offrire, senza opporsi, la sua vita, il suo ombelico, il suo rosso imperterrito al cielo, all'universo e al pubblico che è testimone e compartecipe della girandola degli eventi.

Toccherà riempirti la bocca
viola
ora
per il riflesso della strada nuda
di petali di pesco
vi frugherò in ansia per le tue rugiade squisite
sino ad arrivare a leccarti il cuore
tuo
bugiardo e vigliacco di zucchero
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Voler racchiudere tutto dentro un click è presunzione che va oltre la tecnica. Ci sono aspetti oscuri, sottili linee di confine, che vanno oltre il corpo, zone ibride tra spirito e materia. Fotografare la danza di Alessandro Pintus è stato come voler ritrarre uno spettro dallo specchio. Resta l'emozione invisibile, ma forte, impalpabile, ma dura.
(Commento del fotografo Cristian De Luca)